Santino Caravella: “Devo tutto all’animazione turistica”

Santino Caravella: “Devo tutto all’animazione turistica”

E’ uno dei volti nuovi della comicità italiana, balzato agli onori della cronaca per le sue divertenti irruzioni nella fortunata trasmissione di Rai Due “Made in Sud”, il grande contenitore televisivo dedicato al cabaret. Santino Caravella è diventato ben presto famoso per il tormentone “Sto messo male, male, male” del suo personaggio, Santino il Precario appunto. Forse non tutti sanno che prima di approdare al grande pubblico, il comico e musicista pugliese ha trascorso diverse stagioni ad animare i villaggi turistici, passando dal mini club alla console DJ, per poi assumere i ruoli di responsabilità per staff ed agenzie di animazione. Il palco del villaggio è stato la sua palestra, da dove è iniziata la sua carriera, da dove ha cominciato a costruire il suo futuro professionale. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare, in un botta e risposta, proprio la sua esperienza di animatore turistico, a volte segnata da qualche disagio logistico creato dalle strutture ricettive che in fondo non avevano a cuore le sorti degli animatori turistici. Attraverso il suo racconto abbiamo provato a trasmettere un messaggio a quanti aspirano ad entrare a fare parte di questo meraviglioso mondo.

 Come hai cominciato a fare l’animatore turistico?

A 18 anni, per caso. Frequentavo il conservatorio e un mio amico mi propose come dj… ( so che non c’entra niente ma accettai)

Perché hai scelto di fare l’animatore turistico?

Curiosità e mettermi alla prova ed avere qualche soldo per pagarmi la patente.

Come è stato il tuo iter di selezione?

Dopo un colloquio sono stato mandato a Vieste

Che mansione avevi?

Dj, ma facevo tutto dal miniclub al cabaret  ( che oggi dici “per fortuna”)

Il ruolo l’hai scelto tu o ti è stato assegnato?

Assegnato

Qual era il tuo stipendio netto mensile?

200 mila lire

Eri regolarmente assunto o come spesso succedeva all’epoca lavoravi in nero?

Assolutamente in nero e nemmeno mi pagarono l’ultimo stipendio. Riuscii a recuperare  una parte dopo 8 mesi.

Quali erano le condizioni di vitto ed alloggio?

Una camera con un letto a castello, un lettino, un bagno senza porta per due uomini e una ragazza

Quanto influiva la tua famiglia sul tuo lavoro di animatore turistico?

Per fortuna non sono mai intervenuti nelle dinamiche di questo lavoro, né sono andati mai a lamentarsi di qualcosa con il capo agenzia o il direttore della struttura turistica dove lavoravo.

Per quanti anni o stagioni hai fatto l’animatore turistico?

Dieci stagioni

Com’è evoluta nel tempo la tua carriera di animatore turistico?

Sono diventato capoanimatore e successivamente supervisore di  6 strutture turistiche.

La stagione più bella?

Nel 2005, tra Le Castella in Calabria ed il  Blue Bay in Kenya

La stagione più brutta?

Nessuna. Le rifarei tutte, ma ho sofferto la fame e la pessima igiene dell’alloggio a Rimini: un bagno per  15 persone sistematicamente rotto. Una camera di 2 metri per 2 nel sotterraneo senza porta e armadio.

 

Come deve essere un bravo capo equipe?

Deve capire le potenzialità dei ragazzi e sfruttarle al meglio, diffondere serenità e professionalità. Ancora oggi collaboro con alcuni dei miei animatori conosciuti 15 anni fa.

Per molte agenzie c’è il divieto assoluto di relazioni amorose tra i componenti dell’equipe. Qual è il tuo parere in merito?

In parte sono d’accordo, ma se proprio capita bisogna saper scindere le due cose, anche se  non é facile. Quindi sta tutto nella maturità della coppia.

Un ricordo indelebile che conservi dell’esperienza nei villaggi?

Aver puntato la sveglia dalle 16.22 alle 16.26, essere riuscito a dormire e sognare i sorrisi dei bambini.

C’è stato un momento durante le stagioni di voler mollare senza arrivare alla fine?

Tutte le stagioni, ma non me lo sarei perdonato e quindi ho cacciato gli attributi e ho girato il tutto in entusiasmo.

Quando hai smesso?

Ho lasciato l’animazione turistica nel 2009, anche se ho continuato ad intrattenere in pubblico in maniera diversa, facendo del cabaret il mio lavoro.

Per molti quello dell’animatore è un lavoro a tempo, che non dà garanzie per il futuro. Vedendo la tua ascesa nel mondo dello spettacolo si potrebbe dire che non è proprio così.

Non c’è un giorno in cui non ringrazio di aver fatto l’animatore turistico. Noi che usciamo dai villaggi abbiamo una marcia in più.

Al di là della fortuna di diventare celebri, quanto è utile fare gli animatori turistici?

Serve per tutto: autonomia, relazioni, lavoro, modo di affrontare la vita. Lo renderei obbligatorio come la leva militare.

Oggi oltre al cabaret, di cosa ti occupi?

Sono autore, cantautore, imprenditore, papà e animatore …ah, vero, faccio  anche il cabarettista.

Dunque è vero che anche un animatore turistico può sposarsi ed avere dei figli?

Certo, l’importante è saper scindere le due cose e scegliere la propria metà accuratamente. Non siamo persone semplici. Mia moglie, nonché la mamma di mia figlia, l’ho conosciuta in villaggio: ero il suo supervisore.

C’è una persona a cui devi dire grazie per quello che sei diventato?

Il mio migliore amico, che mi chiese di fare la prima stagione, diventando in seguito il mio socio nel cabaret. Adesso è un frate, ma resta sempre animatore dentro, solo che indossa il saio al posto della divisa.

Spesso torni nei villaggi turistici con il tuo spettacolo di cabaret. E’ vero che riservi un monologo proprio alla tua esperienza da animatore turistico?

Torno volentieri perché in fondo il villaggio mi manca. Riservo uno spaccato dello spettacolo proprio a questo mondo perché voglio far capire agli ospiti che gli animatori non sono in vacanza e, allo stesso tempo, agli animatori che stanno facendo il lavoro più bello e importante del mondo. 

Ci sono tanti giovani che ci stanno leggendo: che consiglio ti senti di dare a quanti stanno pensando di intraprendere questo lavoro?

Tuffatevi in quest’esperienza: non vorrete più uscire da questo mare, se lo farete (fidatevi) vi mancherà. E se vi pentirete di esservi tuffati, col tempo capirete che è stata una delle cose più importanti della vostra vita. Ognuno di noi può dare qualcosa: ha un talento e un cuore, e diventare animatore permette di  dimostrare quel talento e usare il cuore…e poi ha una marcia in più….mi sa che l’ho già detto. Divertitevi!

Alla fine potremmo sintetizzare che se oggi stai “messo male, male, male”, da animatore turistico stavi “messo bene, bene, bene”?

Esattamente!

Antonio Longobardi

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