L’animazione turistica ai tempi del coronavirus

L’animazione turistica ai tempi del coronavirus

L’emergenza sanitaria scoppiata con il diffondersi del coronavirus, che ha costretto a casa milioni di italiani e la chiusura di tante attività produttive, ha messo in ginocchio il settore turistico, al punto da pregiudicare seriamente la realizzazione della stagione estiva. In questo tracollo economico generale, anche il comparto dell’animazione turistica ha dovuto segnare il passo. Agenzie di animazione apparentemente in stand by, con  lo smart working praticabile solo in  parte. Il settore commerciale è in attesa di sviluppi. Ad oggi, sarà mai possibile formulare un preventivo per il servizio di intrattenimento in una struttura ricettiva? Se non sono prospettabili i costi, figuriamoci la stesura dei contratti. Tutti gli hotel e i villaggi turistici apriranno questa estate? Se sì (come ci auguriamo), per quanto tempo? Da quando potremmo prevedere l’apertura della stagione estiva? Tanti quesiti che non trovano risposte, né ufficiose né ufficiali. Tutto il lavoro di pianificazione di un’agenzia di animazione è avvolto da nubi d’incertezza, se si escludono gli interventi sulla modernizzazione del prodotto. Primo perché le attività si fondano sull’incontro reale tra persone. Di questi tempi ogni società era nel vivo del reclutamento del personale stagionale, attraverso colloqui di selezione, stage di formazione e corsi di aggiornamento che avrebbero portato alle proposte di lavoro ed ai conseguenti contratti.

Se qualche attività è riproducibile a distanza e online, come un colloquio di lavoro in videochatt o un tutorial su una pratica di animazione turistica, tutto il resto è da rimandare a tempi migliori. Già l’incontro tra domanda e offerta è pervaso da incognite. Un candidato che va a scuola quando potrebbe essere disponibile a partire per i villaggi se non si sa come e quando finirà l’anno scolastico? Non solo, a fronte di forti perdite di fatturato, quanto sarà disposto ad investire una struttura ricettiva sul servizio di intrattenimento? In sostanza, di quanti animatori avrà bisogno o si vorrà dotare?

La quarantena a casa, se non altro, potrebbe servire ai professionisti del settore, giovani o navigati che siano, ad aggiornare il proprio repertorio personale. Un cantante di pianobar, in mancanze di serate, potrebbe provare nuovi brani da mettere in scaletta, così come un coreografo potrebbe pensare a nuovi balletti. Per non parlare di tutti i provetti comici, che avranno modo di rivedere monologhi e sketch un po’ datati, rimpinguando (come si usa nel settore) testi e battute dai grandi personaggi dello spettacolo. In assenza di lavoro, l’unico modo per vincere la noia e la pigrizia dovute all’isolamento nelle mura domestiche è quello di studiare, aggiornarsi ed innovare. Per farsi trovare pronti alla ripresa delle attività, per differenziarsi sul mercato del lavoro, per accrescere il proprio potere contrattuale.

Sul fronte dei vacanzieri che non rinunceranno alla settimana di soggiorno in hotel, camping o resort, uscire da un’emergenza che ha i connotati di una guerra mondiale significherà anche lasciarsi alle spalle un brutto periodo e, dopo settimane di inattività e reclusione forzate, cercare momenti di svago. Proprio l’animazione turistica servirà a staccare la spina. Anche i più refrattari agli inviti degli animatori a prendere parte a giochi e balli si potrebbero finalmente lasciare andare al divertimento anche più sfrenato. Ancora una volta gli animatori turistici, forse più degli anni passati, saranno decisivi a rendere memorabile la vacanza.

Antonio Longobardi

Ex Capovillaggio

 

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